Edito nel 1889, nello stresso anno e con maggior fortuna del Mastro-Don Gesualdo di Verga, Il Piacere è il primo dei romanzi dannuziani. L'esperenza biografica nella Roma di fine secolo, mondana e bizantina, si la letturatura: " Nel personaggio di Andrea Sperelli " scrive D'Annuzio " c'è assai di me stresso colto sul vivo ". La vicienda del proganista racconta il vuoto di valori e la crisi della società aristocratica ottocentesca, di un mondo soffocato dalla realtà contemporanea che alla bellezza va sostituendo, como unico valore, il profitto. Il conte Andrea Sperelli, giovane artista e raffinato esteta, intende, come altri personaggi della coeva letteratura europea, " nel grigio diluvio democratico odierno ", " fare la propia vita come si fa un'opera d'arte ". Privo di una realr forza morale, percorre un itinerario tormentato, segnato da complicati amore, dalla sterile ricerca del piacere, dal tentativo di evitare l'impatto traumatico con la nascente società di massa. E assiste al decadere del propio mondo e all'agonia di quell'ideale di bellezza che la realtà contemporanea va negando. Nel Piacere, scrive D'Annunzio, " io studio, non senza tristezza, tanta corruzione e tanta depravazione e tante solttilità e falsità e crudeltà vane ".